Regista: Chris Eyre
Anno di produzione: 1998
Attori: Adam beach, Evan Adams, Irene Bedard, Tantoo Cardinal Gary Farmer.
Uscito prima di "Skins" appena sei anni prima "Smoke signals" è diretto sempre da Chris Eyre, ma i due film presentano grandi differenze tra di loro. La prima caratteristica che colpisce di questa pellicola è l'atmosfera anni '70 che si respira guardandola, attraverso i colori e le caratteristiche di quegli anni (come gli occhiali dalle lenti gialle modello Ozzy Osbourne): un esempio arriva subito all'inizio del film, con lo speaker di una radio nella riserva indiana che si esprime agli ascoltatori con queste parole:
"E' un buon giorno per essere indigeni !!"
Questo è veramente troppo anni '70 !!
Un'altra diversità è che rispetto a "Skins" "Smoke signals" si rivela decisamente meno cupo, nonostante la storia che racconta non sia comunque poi così felice; in molte recensioni a spasso per il web è stato comunque descritto come un film a metà tra il drammatico e la commedia.
I due protagonisti principali sono Victor Joseph (Adam Beach) e Thomas Build The Fire (Evan Adams), due giovani ragazzi nativi della riserva di Cuor d'Alene (Idaho); i due sono amici e sono cresciuti insieme ma le loro personalità sono decisamente opposte. Una cosa che hanno però in comune è l'intenso rapporto che hanno vissuto con il padre di Victor, Arnold: mentre però Thomas lo considera quasi eroe dato che lo ha salvato quand'era bambino da un incendio, Victor ha invece con il genitore un rapporto conflittuale, per il fatto che durante l'infanzia ha dovuto subire la sua dipendenza dall' alcol, le sue violenze ed il successivo abbandono.
La differenza tra i due film è anche nel modo in cui il regista decide di descrivere la violenza: come Moogie anche Arnold è un alcolizzato ma lo spettatore non vede in lui la devastante trasformazione degli effetti dell'alcol come succede invece nel protagonista di "Skins". Sebbene Arnold sia violento con Arlene, sua moglie e madre di suo figlio, qui la violenza sulle donne non viene descritta allo stesso modo: Arlene (la bellissima Tantoo Cardinal) è una donna con una forte e saggia personalità che accetta la soluzione del marito (la fuga) senza alcun rancore. Inoltre non è affatto passiva nei suoi confronti. E' invece Victor, soltanto un bambino, la vera vittima di questa brutta situazione e forse il carattere più cupo di tutto il film. Non riesce ad accettare il comportamento del padre e non può dimenticare la sua sofferenza neanche con il passare del tempo.
Quando Arnold muore in Arizona Victor parte per un viaggio assieme a Thomas, per riportare le ceneri del padre a casa. A Phoenix incontrerà Suzy ( La magnifica Irene Bedard), una ragazza indiana diventata amica di suo padre che gli rivelerà una verità che lui ignorava totalmente.
Il viaggio è l'occasione per il giovane Victor di ripulire la sua vita dalla tristezza, di perdonare definitivamente il genitore, una grande opportunità di capire la sua vita. La scena in cui Thomas spiega a sua nonna che Victor ha finalmente perdonato suo padre, aiuta lo spettatore a capire che il ragazzo non è affatto l' ingenuo che appare per tutta la durata del film, ma che invece conosce il suo amico meglio di chiunque altro.
"Questo film è unico in quanto la sua produzione è tutta nativa americana: produttore, regista, attori, sceneggiatore (Alexie) e tecnici" (da Wikipedia)
Come "Skins" anche questo film rappresenta una grossa opportunità.
L' unica scena in cui lo spettatore può avvertire la presenza "bianca" è quando Victor e Thomas, dentro al bus per Phoenix, incontrano alcuni americani. In un primo momento Thomas inizia una conversazione con una ragazza. Dopo questo i due hanno una discussione con due cow boy arroganti che hanno rubato il loro posto sul bus.
"I cow boys vincono sempre" "I cow boy non vincono sempre" (Thomas dice questo a Victor, che chiede all'amico di tacere)
Per tutta risposta i due si mettono a cantare "John Wayne teeth are in plastic", mentre le persone che dentro al bus, autista compreso, e si voltano a guardarli. Questa scena mi ha impressionato molto perchè mi ha fatto capire come può sentirsi il membro di una piccola comunità, nel momento in cui esce dal suo microcosmo, e si trova proiettato in una realtà caotica come gli USA.
Importante in questo film è la figura dello sceneggiatore, Alexie Sherman. Questo film è infatti tratto da una breve storia "This is what means Phoenix, Arizona" direttamente dal libro "The Lone Ranger and Tonto fistfight in heaven"
Sherman Alexie è è un poeta, scrittore e film-maker nativo americano le cui origini affondano in differenti tribù.